Fra i vari concorsi a cui ho scelto di partecipare proponendo il mio manoscritto inedito c’è anche Io Scrittore, un vero e proprio torneo letterario. “Una formula di scouting innovativa, democratica e attenta alla qualità delle storie” si legge sul portale del torneo. Ma è davvero così? Lasciate che vi racconti com’è andata a finire (male).
Che cos’è IO SCRITTORE
Io Scrittore è un torneo letterario per scrittori esordienti organizzato dal Gruppo editoriale Mauri Spagnol. Si tratta di un gruppo che riunisce da 14 case editrici (Garzanti, TEA, Corbaccio, Longanesi, Astoria – giusto per fare qualche nome) e 20 marchi editoriali, che ha lanciato negli ultimi anni importantissimi bestseller e grandi autori.
Ho scelto di partecipare a Io Scrittore per due motivi principali. Innanzitutto, perché è in palio la pubblicazione del romanzo inedito vincitore. In secondo luogo, perché i siti di diverse case editrici che ho consultato alla ricerca di informazioni per inviare il mio inedito lo proponevano come possibilità alternativa alla candidatura tradizionale del manoscritto – addirittura come unica possibilità di proporre il proprio testo. Del resto, la partecipazione era gratuita e il premio succulento, quindi perché non partecipare?
Io Scrittore: fasi del concorso
Al momento dell’iscrizione sul portale, si sceglie un nickname e si carica l’incipit del proprio romanzo, accompagnato da una sinossi più o meno articolata. Non c’è alcun controllo sul materiale caricato, ma saranno gli stessi partecipanti a segnalare eventuali scorrettezze agli organizzatori del torneo.
Io Scrittore si articola in due fasi. Nella prima fase, ad ogni partecipante è assegnata la lettura di dieci incipit. Dei libri non si sa nulla se non la sinossi e il titolo, degli autori solo il nickname. Ogni partecipante dovrà valutare gli incipit ricevuti secondo quattro criteri (trama, originalità, ortografia, personaggi) e fornendo anche un giudizio sintetico. Questi giudizi serviranno a “scremare” la massa dei partecipanti e a far emergere quelli che meritano di andare avanti.
La seconda fare del concorso, infatti, prende avvio con l’eliminazione di una buona percentuale di incipit. Restano in gara solo quattrocento autori, che possono ora caricare l’intero romanzo. A chi ha perso resta la possibilità di leggere i giudizi ricevuti, ed eventualmente di prendere parte al giudizio sui romanzi che determinerà il testo vincitore.
Pro e contro di questo torneo letterario
Una dinamica interessante e vivace, senza dubbio, che presenta però diversi limiti. Come detto, si tratta di un torneo letterario e non di un semplice concorso. È richiesto pertanto un maggior coinvolgimento da parte dei partecipanti – il che è un fatto entusiasmante. Anche la lettura di incipit di autori emergenti, a scatola chiusa, è un bel banco di prova per chi si sta approcciando adesso al mondo della scrittura creativa.
Sappiamo però che i “giudici” degli incipit sono anche coloro che hanno scritto un romanzo partecipante: come si può pretendere l’imparzialità? Se io ho la possibilità di danneggiare i miei avversari per passare alla “fase due” del torneo, perché non dovrei farlo?
Inoltre, al momento dell’iscrizione si manda solo l’incipit e questo porta con sé due svantaggi a mio parere. Innanzitutto, i partecipanti possono continuare a scrivere e rivedere il proprio testo, allungando il margine di consegna dell’elaborato finale (cosa che accade puntualmente). Inoltre, è vero che l’incipit deve essere convincente e sedurre il lettore fin dalle prime battute. Tuttavia, se non si deve giudicare il libro dalla copertina (o dalle prime pagine), allora è anche vero che poche pagine iniziali di un libro non bastano a fornire gli elementi necessari per un giudizio completo. E questo non lo dico solo perché il mio libro è stato scartato alla prima scrematura, ma anche perché io stessa mi sono trovata in difficoltà a giudicare gli incipit degli altri partecipanti al concorso letterario – proprio perché troppo brevi.
Cosa ho imparato dalle recensioni ricevute
Le critiche servono a farci crescere, di solito. Ma solo se sono costruttive. Io non ho ricevuto critiche costruttive, ma piuttosto offese al mio lavoro che è durato un anno intero fra stesura e revisione. L’unico elogio ricevuto praticamente da tutti quelli che hanno avuto fra le mani il mio incipit è stato il fatto che io sappia scrivere bene in italiano e che non abbia fatto errori né di grammatica né di sintassi. Un bel traguardo, che mi porto a casa. Un requisito che ritenevo necessario e imprescindibile per partecipare ad un torneo letterario, ma che evidentemente non è così scontato. Condivido qui di sotto qualche simpatico commento (senza fare ulteriori commenti):
[…] Trovo che nel tuo incipit scritto in maniera pulita e ordinata il tono sia troppo intimistico (ed è ciò che cerchi), autobiografico (ed è ancora ciò cui ambisci) ma proposto in modo scolastico ed elementare. Non c’è verve, non c’é ritmo, non c’è intreccio. Solo una piatta narrazione di fatti per giunta poco originali. Auguri comunque.
E ancora:
Non è il mio genere, ma è ben scritto, non amo le storie di sentimenti né tantomeno la rottura della quarta parete che mi stava quasi spingendo ad abbandonare la lettura, però la femminile napoletanità dell’autrice mi ha rabbonita e sono andata avanti. […] Sarò gentile e andrò sopra la sufficienza. Sei brava, un po’ prolissa ma brava.
Infine:
Nel complesso, la storia di Margherita mi sembra interessante ma l’incipit, per il modo in cui sviluppa la storia e i vari personaggi introdotti fino a quel momento, non suscita in me la curiosità per andare avanti nella lettura del romanzo.