Spulciando un po’ sul web si scoprono centinaia, migliaia di concorsi letterari (più o meno importanti) – per romanzi, fumetti, narrativa breve e saggi. Ma vale davvero la pena parteciparvi, sia che siamo scrittori affermati o al contrario semplici dilettanti?
Da quando ho aperto il blog e ho iniziato a condividere qui i miei racconti, ho scelto anche di impegnarmi nella partecipazione a diversi concorsi letterari. In questo articolo voglio quelli che per me sono i cinque motivi principali che mi hanno portato a questa scelta.
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Mettersi alla prova
Il primo ottimo motivo per partecipare ai concorsi letterari è il fatto che ci si mette alla prova e ci si espone al giudizio altrui. Scrivere per sé è un conto, ma sapere che ci saranno altre persone che leggeranno il nostro lavoro (e lo giudicheranno) è tutt’altro tipo di ansia.
Partecipare a un concorso letterario è un banco di prova per capire se davvero le nostre capacità scrittorie sono valide e se i nostri lavori sono godibili e interessanti.
Tenersi in allenamento
Ogni concorso letterario ha richieste specifiche: numero di battute o di parole, genere, forma letteraria, tema, ipotetico destinatario dell’opera e così via. Rispondere correttamente alle richieste formulate sul bando e scrivere dei racconti (o delle poesie) su misura per uno specifico concorso è un’ottima palestra per allenare le nostre capacità scrittorie.
Quando scrivevo come semplice passatempo, non mi rendevo nemmeno conto della direzione in cui andavano i miei personaggi, del numero di parole o dell’effettiva lunghezza di ogni racconto. Era un accordo privato fra me e la tastiera, senza nessun tipo di limite o di censura.
Da quando ho iniziato a partecipare ai concorsi letterari, invece, sono molto più disciplinata nel mio lavoro e nella mia scrittura: le mie sessioni di lavoro si concludono al raggiungimento di un certo numero di parole, rispetto le scadenze dei vari concorsi a cui ho intenzione di partecipare, prendo appunti su personaggi e trame in base alle richieste dei bandi. Insomma, oltre a essere una palestra per il proprio stile, è anche un allenamento per la propria disciplina.
Fare esperienze
I concorsi letterari ci portano a fare esperienze, conoscere nuove persone e talvolta visitare nuovi posti. Mi è capitato di “seguire” un mio racconto, premiato a un concorso letterario a Bergamo, con una breve gita in questa splendida città dove non ero mai stata prima. Le premiazioni sono anche un’ottima occasione per conoscere altri autori (emergenti o meno) e per scambiare opinioni e metodi di scrittura.
Farsi conoscere
Ma la partecipazione ai concorsi letterari è anche un modo per farsi conoscere e per crescere come autori. Consideriamo che il nostro lavoro finirà nelle mani di molte persone, che lo leggeranno e che magari potranno apprezzarlo. Al di là che vinciamo o meno la competizione a cui ci siamo iscritti, il nostro scritto ha viaggiato verso altre persone – magari talent scout che potrebbero contattarci per proporci una collaborazione.
Vincere (e farsi pubblicare)
È bello partecipare, ma vincere lo è ancor di più. La sensazione di sapere che il proprio lavoro è stato apprezzato, tanto da vincere un riconoscimento pubblico, è molto soddisfacente e gratificante. I premi messi in palio dagli enti che organizzano concorsi letterari vanno da cifre in denaro a buoni per l’acquisto dei libri. Vi è poi un premio molto ambito e prezioso: la pubblicazione del proprio lavoro – magari all’interno di una raccolta.
BONUS: Quali concorsi letterari scegliere?
Come ho detto all’inizio dell’articolo, i concorsi letterari banditi in Italia ogni anno sono davvero numerosissimi – ma non tutti validi e importanti allo stesso modo, ovviamente. Premettendo che ogni esperienza, piccola o grande che sia, entra a far parte del nostro bagaglio di vita e ci arricchisce come persone, meglio valutare bene se valga davvero la pena rispondere a un dato bando.
Magari si tratta di un concorso indetto da un’associazione piccolissima, che non gratifica gli autori vincitori né con un premio né con la pubblicazione. Se non c’è nulla da da guadagnare, e la competizione non ha prestigio di per sé, meglio evitare di cimentarsi nell’impresa.
Ci sono poi i concorsi letterari che richiedono il pagamento di una quota di iscrizione a tutti i partecipanti. Spesso si tratta di pochi euro, giustificati come “Spese di segreteria”, ma il punto non è la spesa in sé: è davvero necessario un pagamento in denaro per far partecipare a una competizione nella quale già offriamo in lettura la nostra opera inedita? Per questo motivo, consiglio di evitare quei concorsi che esigono un pagamento dai partecipanti.