Tempo di vacanze e di preparare le valigie. Per molte persone quello delle vacanze rappresenta l’unico momento dell’anno in cui potersi dedicare un po’ alla lettura, poiché non si è incastrati in mille impegni e cose da fare. Per altri essere in vacanza significa solo leggere di più di quanto non si faccia già nel resto dell’anno.
Quale che sia il vostro profilo di lettore, avete già pensato al libro (o ai libri) da portare con voi in vacanza? Se siete a corto di idee o avete già letto tutto quello che avevate in casa, ecco qualche ispirazione per delle letture estive leggere e divertenti, che vi terranno compagnia sotto il sole cocente.
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La felicità del cactus
Ho comprato questo libro tempo fa, pagandolo un paio d’euro a una bancarella delle occasioni. Anche se non avevo mai sentito questo titolo (e neppure il nome dell’autrice, Sarah Haywood), sono stata attirata dal fiore di cactus giallo che campeggia sulla copertina e per la trama che prometteva bene. Il libro è stata una vera rivelazione: mi è piaciuto molto e mi ha risollevato da un periodo di “blocco” della lettura che mi portavo dietro da troppo tempo.
È la storia di una donna, Susan, che perde la madre e che si trova a dover intentare una causa contro suo fratello Edward a cui la vecchia sembra aver voluto dare tutta l’eredità, senza dividerla equamente fra i due fratelli. Susan è rigida, austera, amante dell’ordine e della precisione, ritiene che le relazioni umane siano un perdita di tempo e che suo fratello non sia altro che un profittatore di persone anziane e malate.
Inutile dire che, prima della fine del libro, Susan dovrà rivedere un po’ le sue opinioni sulla vita e sul mondo – soprattutto alla luce di alcuni sconvolgimenti personali che non aveva previsto. Lettura ironica, divertente e per nulla banale, consigliata a chi ama le atmosfere della campagna inglese e gli intrighi familiari.
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Di tutte le ricchezze
“Di tutte le ricchezze”, di Stefano Benni, è uno dei miei libri preferiti in assoluto – nonché uno dei pochissimi libri a cui ho concesso più di una lettura. Mi fu regalato da una mia compagna di liceo molti anni fa (ero ancora minorenne) e lo amai subito. Qualche anno più tardi, una seconda lettura più matura ha confermato il mio giudizio super positivo su quest’opera.
Il protagonista della storia è Martin, un vecchio e bisbetico professore che, ormai in pensione, si è ritirato a vivere in campagna. A fargli compagnia solo il cane Ombra, vecchio e malandato come il suo padrone, e una serie di animali del bosco che gli sussurrano segreti e leggende. Ufficialmente, il professore sta lavorando a un’opera esegetica su un poeta locale (il Catena), impazzito e misteriosamente scomparso. Ufficiosamente, trascorre le sue giornate nella pigrizia della sua solitudine, nel rimpianto di avere un figlio dall’altra parte del mondo, nel rimorso di aver reso il suo cuore arido ai sentimenti e incapace di amare.
La sua triste monotonia viene improvvisamente spezzata dall’arrivo di una coppia di vicini: Aldo, artista fallito e dallo scarso talento, e Michelle, un’attrice di teatro delicata ma fragile, che porta dentro di sé un grande dolore. I due sono in crisi come coppia e come individui, ognuno alle prese con la propria carriera ormai a un punto morto. Martin si insinuerà nella spaccatura profonda che c’è fra i due amanti, rincorrendo il ricordo di una donna della sua gioventù a cui Michelle tanto somiglia – in un continuo salto fra passato e presente, fra realtà e sogno, illusione.
Ciò che più ho amato di questo libro, al di là della storia, è lo stile ironico e pungente dell’autore che, attraverso il professore, racconta una realtà disincantata e squallida non mancando di farci sorridere spesso per le sue trovate linguistiche o per alcune espressioni. Vi dico solo che due dei protagonisti del mio romanzo, Martin e Michelle, si chiamano così proprio come “omaggio” a questo libro.
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Diario di un killer sentimentale
Forse non è il più famoso di Luis Sepúlveda, ma questo piccolo libricino merita certamente di essere letto – magari in compagnia di un cocktail. Non so se definirlo un racconto lungo o un romanzo brevissimo (sono circa novanta pagine), quello che posso dirvi è che è della giusta lunghezza per essere letto anche in un weekend di vacanza.
La brevità non deve ingannare. I colpi di scena sono numerosi, così come le ambientazioni, poiché il protagonista della storia fa un mestiere piuttosto particolare, che lo costringe a viaggiare molto: è un serial killer. Il suo compito è ammazzare persone senza fare domande, ricevendo informazioni da una voce al telefono.
La sua routine sempre uguale – rispondere alle telefonate, ricevere le informazioni, partire, uccidere il malcapitato di turno – viene sconvolta da un fatto, o meglio da un sentimento, del tutto imprevisto, che non si addice al mestiere del killer: l’amore. Il nostro amico, infatti, è caduto come una pera cotta per una bella e giovanissima signorina francese, che lo cuoce a puntino prima di abbandonarlo per un altro uomo più avvenente. La dolorosa scoperta del tradimento della francesina si sovrappone alla commissione di un omicidio piuttosto difficile da portare a termine, e tutto precipita pagina dopo pagina fino all’epilogo finale.
Con uno stile estremamente ironico ed esilarante, l’autore ci consegna il ritratto di un uomo impeccabile nel suo mestiere ma fallito nella vita, che porta avanti una serie infinita di pessime abitudini e che è talmente abituato alla solitudine che il suo mestiere gli impone da cercare sempre consigli nel suo riflesso allo specchio.
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