Qualche tempo fa (ve ne ho parlato in un post sul mio profilo Instagram) mi sono imbattuta in una casa editrice di cui – ammetto l’ignoranza – non avevo mai sentito parlare prima: Iperborea. Ero alla libreria Ubik di Napoli con mia sorella, e Iperborea aveva lanciato una allettante promozione che ho colto. Con l’acquisto di due libri (e, mi sembra, un piccolo contributo) si portava a casa una borsa di tessuto.
Io amo le borse di tessuto – ne ho davvero un’infinità. Quella di Iperborea sembrava super resistente e molto carina, quindi ho pensato di approfittarne. Questo mi ha permesso di fare la conoscenza con una delle case editrici indipendenti più particolari e identificabili in cui mi sia mai imbattuta.
Per quelli che ancora non la conoscono, mi permetto di parlarne un po’ su questo blog. Ovviamente, vi racconto anche della mia esperienza con la lettura dei due libri che alla fine ho comprato – ovvero “Un uomo felice” di Arto Paasilinna e “Le piramidi di giorni” di Daina Opolskaitė.
Che cos’è Iperborea
Come ho detto, Iperborea è una CE indipendente. Nata nel 1987 da un’idea di Emilia Lodigiani, il suo obiettivo è quello di far conoscere in Italia la letteratura del nord Europa. Successivamente, gli orizzonti letterari della casa editrice si sono espansi ad abbracciare anche le letterature baltica, nederlandese, canadese e islandese – comprese le antiche saghe medioevali.
In effetti, a parte Camilla Läckberg, Stieg Larsson, Jo Nesbø e pochi altri nomi che sono arrivati fino a noi, la letteratura nordica contemporanea è un universo poco noto. Ma tutto da scoprire – anche grazie a case editrici come Iperborea, che selezionano gli autori da pubblicare scegliendo fra emergenti e penne affermate, per offrire ai lettori italiani un panorama quanto più vasto e completo possibile.
Oltre alla scelta degli autori da pubblicare, questa casa editrice colpisce e si distingue anche per l’originalissimo formato dei suoi volumi. Stretti e lunghi come una busta delle bollette (formato 10×20 centimetri), tutti i libri della casa sono in brossura cucita a filo refe e hanno la copertina illustrata in cartoncino colorato. Insomma, un vero piacere anche per gli occhi.
Le collane Iperborea
Spulciando un po’ sul sito della casa editrice, ho scoperto che essa ha all’attivo ben tre collane. In principio erano gli Iperborei (quelli che ho comprato io), un tuffo nella letteratura del Nord Europa fra romanzi e racconti dei maggiori autori contemporanei, ma anche saggistica narrativa, sceneggiature, teatro, poesia e antiche saghe.
Poi sono arrivati i Miniborei, dedicati ai lettori più piccoli. L’obiettivo di questa collana è allontanare i ragazzini dai cliché delle principesse e dei castelli fatati per portarli verso situazioni di vita reale, esperienze che possono vivere nel quotidiano. Ecco quindi una selezione di albi illustrati, romanzi e racconti rivolti a un pubblico fra i 4 e i 14 anni – con illustrazioni in bianco e nero o a colori di artisti nordici contemporanei. Infine, Iperborea propone le strisce a fumetti dei Mumin, una famiglia di troll finlandesi nati dalla fantasia di Tove Jansson.
Cosa ho letto
Dopo aver passato una buona ventina di minuti imbambolata davanti allo stand della libreria, senza sapere cosa portare alla cassa, mi sono fatta affascinare da due titoli (e due copertine) in particolare: “Le piramidi di giorni” e “Un uomo felice”.
“Le piramidi di giorni” è una raccolta di racconti della scrittrice lituana Daina Opolskaitė. Si tratta di una narrazione molto particolare, di storie raccontate da punti di vista anomali e inaspettati. Dietro ogni racconto si percepisce un velo di tristezza e di malinconia: anche se non tutti hanno un finale drammatico, ogni pagina lascia in bocca il sapore amaro della disillusione e della perdita dell’innocenza, dello sprofondamento in una dimensione più mesta e tragica della vita.
“Un uomo felice”, invece, è un romanzo dello scrittore svedese Arto Paasilinna, scomparso qualche anno fa. Ho letteralmente divorato questo libro durante i giorni trascorsi al mare quest’estate, perché la trama è molto avvincente e la scrittura profondamente ironica – ma di quell’ironia cattiva che mi piace tanto. La storia parla di un uomo comune, un ingegnere, che arriva in un piccolo paesino con l’incarico di costruire un ponte.
Nonostante sia un uomo onesto e perbene, è uno straniero, inviso alla popolazione gretta e chiusa del paese che lo metterà ai margini. Ma qualcosa scatterà in lui, e lo porterà ad attuare una vendetta che manderà in rovina tutte le persone che lo hanno ghettizzato.