Chi non vorrebbe vedere la vita attraverso un paio di occhiali con le lenti rosa, per percepire tutte le sfumature dell’amore e vivere come in un meraviglioso sogno? Ho scoperto per caso sui social il blog “La vita in rosa” – un giardino fiorito in cui parlare di grandi storie d’amore, di turbamenti del cuore e di vita al femminile. Ho fatto quattro chiacchiere con la sua ideatrice, Martina Mele, che mi ha parlato anche del suo primo libro recentemente pubblicato.
Puoi raccontarci un po’ il progetto “La vita in Rosa”?
Io sono una studentessa magistrale di Informatica Umanistica, una facoltà abbastanza nuova di cui non si sente spesso parlare – soprattutto in Italia. Dopo una laurea triennale in lettere moderne e un’esperienza di tirocinio presso una casa editrice, ora mi occupo di editoria digitale. Per il mio lavoro di tesi mi sto occupando della pubblicazione del libro che ho scritto durante la pandemia, della sua promozione sui social e sul web in generale.
Ecco che nasce l’idea di un blog. Uno spazio per la promozione del romanzo, ma anche un luogo tutto mio in cui condividere articoli, recensioni e altro. Volevo sviluppare uno spazio dedicato alla letteratura rosa, con approfondimenti sul ruolo delle donne che operano nella cultura.
Di cosa parli nel tuo blog?
Sul mio blog mi piace innanzitutto condividere recensioni di libri che ho letto e che mi sono piaciuti, cercando di essere il più onesta possibile con i miei lettori. Come suggerisce anche il nome del portale, grande attenzione è data al genere rosa – che però non vuol dire soltanto storielle d’amore a lieto fine. All’interno del genere ci possono essere anche thriller, o storie poliziesche, o anche drammi.
Oltre a pubblicare recensioni di libri già pubblicati, voglio tenere una finestra sempre aperta sulle novità e sulle nuove uscite relative al genere. Infine, mi interessa parlare di donne, dare voce all’universo femminile e alle iniziative “in rosa”: per esempio, vorrei parlare del circolo culturale del mio paese, gestito principalmente da donne.
Perché lo hai chiamato “La vita in Rosa”?
Quando ho dovuto scegliere un nome da dare al mio blog per poterlo identificare, mi sono chiesta: qual è la mission del mio lavoro? cosa voglio trasmettere con questo blog? Ho giocato quindi con le parole chiave del blog e ci ho tenuto a inserire il termine ROSA nel nome – a indicare sia il genere femminile che il genere dei romanzi di cui parlo.
Ovviamente, il nome è anche un chiaro rimando alla nota canzone di Edith Piaf – anche la canzone, in effetti, richiama quello che è il tema del blog. Posso inoltre aggiungere che il cerchio si chiuderà nel libro, ma non voglio anticipare troppo
Il blog è nato come lavoro accessorio alla tesi. Esisterà anche dopo la laurea?
Sinceramente, mi piacerebbe lavorare in casa editrice e lavorare sui contenuti piuttosto che occuparmi di promozione social e digitale. L’idea di continuare però c’è – magari non con la frequenza con cui adesso mi dedico alle attività del blog. Attualmente pubblico post ogni due giorni e un articolo ogni cinque giorni.
Del resto, anche per quanto riguarda i miei canali social ho molte idee che spero di concretizzare in futuro. Mi piacerebbe girare dei piccoli video o anche dei book-trailer, ma in entrambi i casi si tratta di lavori impegnativi, che richiedono tempo che ora non ho.
Fra i miei progetti futuri c’è anche quello di un podcast, in collaborazione con la casa editrice Rossini. Si chiamerà “Ti racconto il mondo editoriale” e sarà disponibile sulla piattaforma Spotify. Si tratta di pillole di editoria – ovvero di brevissimi episodi in cui spieghiamo i vari passaggi della pubblicazione di un libro. Molto spesso gli autori emergenti non sanno come muovere i primi passi per la presentazione del libro alla CE o per la promozione del loro lavoro sui social, e noi vogliamo aiutarli. Abbiamo deciso di mantenere la durata degli episodi molto breve (da 2 a 5/10 minuti) per andare incontro anche a chi non è abituato ad ascoltare un podcast.
Ci vuoi parlare un po’ del libro che hai scritto?
“Non c’è me senza te” è sostanzialmente la storia di un grande amore. La protagonista, Jessica, condivide in una sorta di diario pensieri e sensazioni su Cristian, il ragazzo di cui si è perdutamente innamorata. Anche se la storia è narrata quasi esclusivamente dalla ragazza, ho voluto aggiungere dei momenti in cui anche Cristian dice la sua, per diversificare il punto di vista.
Il libro, ambientato quasi esclusivamente fra il 2020 e il 2021, è suddiviso in dodici capitoli – uno per ogni mese dell’anno. Ovviamente, non potevo non fare accenno alla pandemia da Covid-19, che influenza le vite dei protagonisti e talvolta impedisce loro di vedersi o di stare insieme come vorrebbero.
Un’altra cosa che ho voluto inserire nel libro sono i messaggi preferiti di Jessica, salvati ogni mese dalle chat del suo cellulare. È una cosa che noi ragazzi facciamo spesso – mettere una stellina a qualche messaggio particolarmente bello o romantico – e mi sembrava potesse rendere la storia più verosimile.
Non è un’autobiografia, sia chiaro, questa non è la mia storia. Di certo il confine fra autrice e narratrice è sottile. Ho inserito cose che mi appartengono, per esempio alcuni luoghi in cui ho vissuto. La protagonista studia a Bologna, come ho fatto io quando ho studiato i primi anni all’università. Ma è originaria del mio stesso paese natale, Rovito (Cosenza). Ho voluto menzionare il mio paese anche per stimolare la curiosità dei lettori nei confronti di un luogo non troppo conosciuto.
Com’è nata e si è sviluppata l’idea di un libro?
Il libro nasce nel corso del 2020, durante la prima ondata della pandemia da Covid-19. All’epoca io ero fidanzata e questo di certo mi ha permesso di entrare meglio nella psicologia dei personaggi durante la stesura, così come le storie d’amore di amici e amiche. Devo ammettere, però, che la scrittura non è mai stata la mia passione, quindi non avrei mai immaginato di scrivere davvero un libro.
Poi però il libro è rimasto nel cassetto o, come mi piace specificare, nell’hard-disk esterno del mio computer. L’ho ripreso in mano solo per preparare un esame universitario che prevedeva l’impaginazione di un testo inedito, prima di lasciarlo nuovamente da parte. Solo recentemente, nell’ambito della stesura della mia tesi magistrare, mi sono decisa a dare una vera chance al libro e pubblicarlo.
Mi sono affidata ad un’editor, Ilaria Barzaghi, mi ha aiutato molto dal punto di vista del contenuto, dello stile e della lingua, e che ringrazio pubblicamente. Quando il mio manoscritto era in condizioni di essere pubblicato mi sono posta l’interrogativo che attanaglia tutti gli scrittori (emergenti e non): rivolgermi a una casa editrice o scegliere la via dell’auto-pubblicazione? Ci sono indubbiamente molti vantaggi nello scegliere l’self-publishing (come ad esempio, margini di guadagno più alti), ma c’è da dire che una casa editrice ha una distribuzione maggiore e più capillare, sia sui portali online che nei negozi fisici. E così a novembre 2021 ho deciso di buttarmi e mi sono proposta alla casa editrice Rossini che ringrazio per la fiducia – spero di non deluderli.
Stai già lavorando a un secondo romanzo?
Non lo so ancora. Quello che posso dire è che “Non c’è me senza te” non è il classico romanzo rosa, in cui tutto finisce bene. Il finale è aperto e permette di sviluppare una seconda avventura dei nostri protagonisti. Nel frattempo, ho aperto una sezione del blog rivolta a chi ha letto il libro, per permettergli di dare il proprio contributo, fornendo consigli o ispirazioni. Io aspetterei un annetto anche per vedere come è stato accolto il libro prima di iniziare, eventualmente, a scrivere un secondo atto. Jessica e Cristian potrebbero avere ancora qualcosa da dire…chissà!
Potete acquistare il primo romanzo di Martina Mele, “Non c’è me senza te”, a questo link.