Recentemente ho avuto modo di partecipare a un tour “letterario” di Napoli, sulle tracce del Commissario Luigi Alfredo Ricciardi (nato dalla fantasia di Maurizio De Giovanni). L’evento, che ci ha portato nei luoghi in cui si ambientano le giornate di Ricciardi e alcuni dei delitti narrati nei libri di De Giovanni, è stato organizzato dall’associazione NarteA, che si occupa di diffondere l’arte e la cultura a Napoli (e non solo).
Ho avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Matteo Borriello, guida turistica della Regione Campania che da anni collabora con l’associazione e che mi ha permesso di capire meglio qual è la mission di NarteA.
Come nasce NarteA?
NarteA è nata una quindicina di anni fa. Il nucleo originale dell’associazione è costituito da Febo e Erika Quercia (rispettivamente direttore artistico e presidente), Mariano Penza (vicepresidente) e da Antonietta Rendina (costumista); nel team c’è anche Lina Toscano, che ci aiuta nel coordinamento degli eventi. Negli anni poi il gruppo si è allargato grazie alla collaborazione di nuovi membri che, in maniera saltuaria o in pianta stabile, supportano il nostro progetto.
Il nome dell’associazione è un chiaro riferimento al rapporto fra arte e Napoli, che noi cerchiamo di trasmettere con i nostri eventi al pubblico. L’obiettivo è permettere alle persone di fruire della propria città in modo diverso, più dinamico e coinvolgente. Accade che, durante una visita guidata tradizionale, l’attenzione dell’uditorio a un certo punto cali un po’ o che qualche visitatore si distragga. Con l’incursione dell’attore o del musicista, invece, teniamo sempre vivo l’interesse del pubblico offrendo un’esperienza diversa dal solito.
Quindici anni fa, l’idea di fare delle visite guidate così particolari – con l’interferenza di attori e cantanti o con la degustazione di vini e pietanze – era una novità assoluta. Nessuno proponeva questo genere di eventi (oggi invece è un format un po’ più frequente). Il nostro obiettivo era ed è quello di coinvolgere il più possibile il nostro pubblico, di immergerlo all’interno di un vero e proprio spettacolo che si sviluppa attorno ad esso.
In cosa consistono le visite che proponete?
Proponiamo diversi tipi di spettacoli e visite guidate, anche su richiesta. Per esempio, facciamo rievocazioni storiche all’interno di siti archeologici o musei di sera, per godere di un’atmosfera più suggestiva. Talvolta organizziamo banchetti e vere e proprie “cene teatralizzate”, legate a un certo contesto storico. Ad esempio, se proponiamo una cena in ambiente settecentesco, ci avvaliamo della collaborazione di un servizio catering specializzato, proponiamo un menù speciale in linea con il periodo e un sottofondo musicale dell’epoca.
Poi proponiamo itinerari di giorno, nella città. Questi possono essere legati a un personaggio storico (come la figura di Giordano Bruno nel complesso monastico di San Domenico Maggiore) oppure a un’opera letteraria (come nel caso della visita Napoli Noir dedicata al personaggio di Luigi Alfredo Ricciardi). Insomma, cerchiamo sempre un legame forte con la location in cui è ambientata la visita.
Infine, organizziamo diverse visite con piccole pièce teatrali o concerti, con attori e musicisti professionisti. In questo caso, gli artisti si trovano in una posizione inedita rispetto al loro pubblico: non sono su un palcoscenico, distanti e isolati – ma sono vicino agli spettatori, fra di loro.
Tutti gli eventi che proponiamo hanno poi una versione per le scuole. Di concerto con i docenti proponiamo visite guidate ed eventi teatralizzati riferiti a particolari periodi o personaggi storici che magari sono oggetto di studio in classe – ovviamente modellandoli affinché siano nelle corde dei ragazzi.
Chi è il pubblico di NarteA?
Diciamo che c’è una parte che ci segue da anni e che è “cresciuta” con noi. Negli ultimi anni, però, abbiamo assistito a un passaggio di testimone e alla presenza di sempre più giovani ai nostri eventi. Resta solido un bacino di pubblico di una certa età (fra i cinquanta e i sessant’anni), composto da persone acculturate che magari frequentano concerti e spettacoli teatrali e che per questo motivo sono molto attente ai dettagli.
Proprio per soddisfare questo pubblico più “esigente”, la nostra cura dei particolari è diventata col tempo maniacale: vogliamo offrire un prodotto di alta qualità culturale, che sia il più possibile aderente alla realtà storica di cui parliamo.
Da questa nostra scelta è derivata l’esigenza di riprodurre i costumi nel modo più fedele possibile e di affidarci a una costumista per farlo. Infatti, se un attore in costume sul palcoscenico può indossare anche un abito con la cerniera lampo, tanto da lontano il pubblico non lo noterà, lo stesso non può avvenire nei nostri eventi. Se l’attore è in mezzo agli spettatori non possiamo permetterci questo genere di leggerezze, poiché il nostro pubblico le noterebbe.
Sin da subito abbiamo avuto un ottimo riscontro, fra napoletani e non: gli stessi cittadini di Napoli hanno riscoperto luoghi che non conoscevano o che oggi hanno un aspetto molto diverso rispetto al passato. Spesso, a fine tour, le persone ci ringraziano perché hanno appreso cose della propria città che non sapevano. Questo apprezzamento ci fa molto piacere: vuol dire abbiamo fatto un buon lavoro.
Come ti prepari a queste visite guidate particolari?
Certamente mi aiuta la mia formazione accademica. All’università ho studiato storia dell’architettura, e questo mi permette di avere accesso a molte risorse bibliografiche e di sapere come e dove reperire le informazioni che mi servono per preparare le visite.
Per quanto riguarda gli eventi che contengono pièce teatrali, io mi occupo della parte storico-artistica, mentre Febo redige i testi che saranno poi recitati dagli attori. Fra di noi c’è sinergia, ci confrontiamo affinché i nostri lavori siano coerenti fra loro e con l’epoca di cui vogliamo parlare. È ovvio che i miei interventi debbano essere modellati sulle incursioni degli attori, creando un giusto equilibrio e mantenendo un linguaggio sempre chiaro e comprensibile.