Eclettico, bizzarro, solitario, dal carattere pessimo ma dall’intelligenza sopraffina, perennemente accompagnato da un dottore che con lui ha fin troppa pazienza…avete capito di chi stiamo parlando? Ma di Sherlock Holmes, ovviamente, il detective inglese più iconico e iconoclasta di tutti i tempi. Un personaggio letterario, nato dalla fantasia di Sir Arthur Conan Doyle che grazie a lui fece la propria fortuna a fine Ottocento. Ma se non fosse solo un’invenzione? Se si trattasse di un personaggio veramente esistito (della cui esistenza vi sono anche molti indizi)?
Esistono in tutto il mondo associazioni che raccolgono appassionati di Holmes che lavorano sull’ipotesi che il loro detective preferito sia un personaggio storico realmente vissuto nella Londra di tre secoli fa. Ho fatto due chiacchiere con Brigitte Latella, Presidente dell’associazione degli appassionati e studiosi italiani “Uno studio in Holmes” che ho avuto il piacere di incontrare al Festival del Giallo a Napoli lo scorso giugno (ve ne ho parlato in questo articolo).
Chi sono gli appassionati di Sherlock Holmes?
Possono chiamarsi Holmesiani o Sherlockiani a seconda della generazione o di come ci si è avvicinati al Detective. Le nuove generazioni sono più “sherlockiane” rispetto alle vecchie, e il motivo è molto semplice: nei racconti e nei romanzi (maggiormente amati dagli appassionati più anziani) i due personaggi si chiamano per cognome, mentre nelle nuove serie TV si chiamano per nome. In realtà, c’è anche una differenza geografica: Sherlockians è un termine che usano gli appassionati che arrivano dagli Stati Uniti, mentre quelli britannici spesso si fanno chiamare Holmesians. Quindi non è soltanto una questione generazionale, ma anche di provenienza. Comunque, poco importa come ci si fa chiamare, la passione che si condivide è la stessa.
Ma è vero che Holmes è un personaggio storico? Ci sono delle prove della sua esistenza?
Noi appassionati del grande investigatore lavoriamo sull’ipotesi che Holmes non sia solo un personaggio di fantasia, ma che sia realmente esistito. Questo fa parte del cosiddetto “Grande Gioco” (in inglese The Great Game). I presupposti del gioco sono abbastanza semplici e si possono riassumere in questo modo:
– Sherlock Holmes è un personaggio storico realmente esistito;
– I racconti che parlano delle sue avventure sono stati realmente scritti dal dottor Watson;
– Sir Arthur Conan Doyle non è altro che l’agente letterario del dottor Watson, ed è anche autore di altre opere.
Il gioco, il nostro lavoro come appassionati, è dimostrare che Holmes sia davvero esistito. Ciò ci porta ad approfondire il mondo di Holmes in tutti i modi possibili. Ecco perché ci occupiamo tanto del contesto in cui Holmes è vissuto e ha operato – dalla moda alla musica, dall’abbigliamento alla tecnologia e molto altro.
Del resto, Holmes è e resta un personaggio molto riservato – per questo si indaga anche nel suo privato, su quanti fratelli avesse, su chi fossero i membri della sua famiglia…da buon inglese, racconta poco di sé, e le informazioni passano veramente con il contagocce. Infatti anche Watson rimane spesso spaesato di fronte ad informazioni che a un certo punto vengono fuori. Non appena veniamo a conoscenza di un minimo dettaglio, iniziamo subito con le nostre indagini.
Di cosa si occupa l’associazione Uno Studio in Holmes?
Come associazione, facciamo i nostri studi che pubblichiamo in una rivista riservata ai soci che esce due volte all’anno dal 1996, lo Strand Magazine. Ma gli studi non sono l’unico argomento della pubblicazione – ci sono anche atti dei diversi convegni su Sherlock Holmes, racconti apocrifi (ci sono molti di noi che si dilettano a scrivere nuove storie con Holmes come protagonista), ma anche commenti e recensioni relativi alle nuove uscite cinematografiche e alle novità editoriali. Abbiamo anche una newsletter trimestrale che raccoglie le novità e gli aggiornamenti a più stretto giro. Infine, c’è la pagina Facebook “Uno studio in Holmes” aperta a tutti, anche ai non soci – un vero e proprio momento di scambio e condivisione rivolto a tutti gli appassionati.
I soci partecipano poi a due incontri all’anno in presenza, uno in autunno e l’altro in primavera/estate, che si svolgono ogni volta in un luogo diverso per fare in modo che il più alto numero di associati possa partecipare (abbiamo soci in tutta Italia e cerchiamo di venire incontro un po’ a tutti). Dal 2020 – complice anche la pandemia – abbiamo inaugurato l’abitudine di fare quattro ulteriori incontri virtuali all’anno, uno per stagione. Gli incontri, sia quelli in presenza che quelli virtuali, possono essere a tema: ad esempio, l’incontro fatto a Porto Venere era su Sherlock Holmes e il mare, mentre quello di Torino (dove ha sede il Museo del Cinema) era su Sherlock Holmes e il cinema. Il prossimo convegno sarà ad Asolo (in provincia di Treviso) il 12 e il 13 novembre.
Che rapporto avete con le altre associazioni holmesiane nel mondo?
Abbiamo stretti rapporti anche con le altre associazioni, anche perché tantissimi di noi sono membri di più un’associazione. Le associazioni estere sono divise o dal punto di vista geografico (la società francese, giapponese e così via) o da quello tematico. Per esempio, c’è un’associazione negli Stati Uniti che riunisce gli appassionati di numismatica. Tuttavia, nonostante tutte queste differenze, alla fine ci si ritrova tutti insieme accomunati dalla stessa passione per Sherlock Holmes.
Ci sono occasioni, a livello internazionale, che permettono ai soci di tutto il mondo di incontrarsi. Una di queste è la cena della “Sherlock Holmes Society” di Londra, che si svolge ogni anno all’interno della House of Commons e che è riservata ai soci dell’associazione britannica (che arrivano però da ogni angolo del mondo) oppure il weekend di festeggiamenti a New York, organizzato dai “Baker Street Irregulars”. Non dimentichiamo, poi, che anche i convegni organizzati da “Uno Studio in Holmes” sono spesso di respiro internazionale, soprattutto in occasioni particolari come i giubilei, ma non solo.
È vero che avete dei nomi in codice? Chi li sceglie?
Il nome di investitura è riservato agli appartenenti ad alcune associazioni estere, soprattutto americane (come, ad esempio, quella di New York): la nostra associazione non ha l’usanza di attribuire alias. A scegliere il nome, quando si entra a far parte dell’associazione, è la persona che al momento la presiede. Spesso l’alias ha una relazione al nome dell’associato, al suo campo di ricerca, alla sua professione o alla sua provenienza geografica.
Ci sono poi nomi di investitura che vengono “ritirati”, un po’ come le maglie dei calciatori, e non vengono più attribuiti a nessuno. Questo avviene quando l’ultima persona ad aver portato quel nome si è distinta particolarmente per il suo impegno nel campo della ricerca o nella scrittura su Sherlock Holmes.
Ci sono, fra gli appassionati, dei collezionisti di oggetti d’epoca?
Sì, ci sono alcuni appassionati che hanno scelto di ricostruire il loro studio sul modello dello studio del 221b di Baker Street – qualcuno con molto dettaglio, qualcuno adottando solo qualche oggetto in stile. Anche io ho la mia libreria, la poltrona in stile, la lampada a olio e qualche altro piccolo cimelio. Qualche volta, in occasioni speciali, ci capita anche di fare gli eventi in costume d’epoca e quindi è consigliabile avere in casa qualcosa di adeguato da indossare (gli abiti si possono anche noleggiare). Poi ci sono proprio i cosplayer – magari i soci più giovani, quelli che partecipano anche a fiere e altri eventi. Anche in questo caso, ognuno reinterpreta a modo suo, come può, lo stile di Sherlock Holmes.
Insomma, è tutto un modo di vivere, di respirare quello che è il Grande Gioco proprio nella vita di tutti i giorni – anche nel fare una battuta a tema e avere qualcuno che condivide la tua passione e che ti comprende al volo. Una delle cose più belle è proprio far parte di una comunità unita dalla stessa passione per Sherlock Holmes.
Una domanda personale: come e quando ti sei appassionata al mondo di Holmes?
Allora, i miei genitori regalarono “Le avventure di Sherlock Holmes” a mio fratello più grande. Visto il suo disinteresse, il libro finì nelle mie mani – all’epoca avevo più o meno una decina d’anni. Mi piacque tantissimo ma poi, come spesso accade quando si è ragazzini, le mie attenzioni furono assorbite da altri filoni. Mi appassionai al fantasy, poi alla fantascienza, e Holmes finì un po’ dimenticato.
Quando poi, all’università, mi fu chiesto di preparare una tesina sulla letteratura inglese recuperando qualcosa di molto british che però avesse anche un legame con l’Italia, non so in che modo mi trovai a pensare a Sherlock Holmes (che, come è scritto nelle cronache del dottor Watson, è stato a Firenze). Documentandomi poi su Internet incappai nell’associazione “Uno studio in Holmes”: chiesi lumi ad alcuni soci, che mi hanno sommersa di materiale e mi hanno contagiata con la loro passione per il detective inglese. Così, dal 2002 sono socia e da tre anni sono presidente dell’associazione.
Sicuramente avrai fatto viaggi nei luoghi di Holmes in giro per il mondo…
Sì, sono stata a Londra, a Portsmouth (dove c’è la tomba di Conan Doyle), ma anche in Svizzera, in Scozia (Edimburgo), in varie città italiane dove Holmes ha lasciato qualche traccia del suo passaggio. Insomma, sono tantissimi i luoghi del mondo in cui si trovano le tracce di Holmes. Spesso si va alla ricerca di uno Sherlock Holmes pub, o di un hotel, o di una statua o qualunque altra cosa.
Si viaggia molto per ripercorrere i luoghi di Conan Doyle e Holmes, o anche solo per partecipare agli eventi o far visita ad altri appassionati sparsi per il mondo. È un’altra delle mille facce dell’essere appassionati di Holmes.
Cosa consiglieresti a chi vuole approcciarsi al mondo di Sherlock Holmes?
Questa è una domanda difficile, perché dipende sempre dal tipo di persona e da quelli che sono i suoi interessi. Per chi è già amante della lettura e dei racconti di più ampio respiro, spesso si comincia da “Il Mastino di Baskerville”, che non per nulla è una delle avventure più celebri di Holmes. Negli altri romanzi ci sono digressioni che potrebbero scoraggiare un lettore poco avvezzo al genere.
Altrimenti una qualsiasi delle avventure, ovvero dei racconti brevi: in questi scritti ci sono quasi tutti i personaggi importanti (o che diventeranno importanti con il tempo). Le avventure sono un buon punto di ingresso al mondo di Sherlock Holmes, secondo me.