Che sia al mare o in montagna, la vacanza non si può dire tale se non è accompagnata da un buon libro – meglio se da più di uno. Ricordo, quando ero piccola, che due o tre libri nella mia valigia non mancavano mai e che, miracolosamente, nel tempo dilatato delle vacanze al mare riuscivo a divorare tutto quello che mi ero portata da casa e a comprare magari qualche libro nel luogo di villeggiatura.
C’è da dire che le vacanze, all’epoca, duravano almeno due settimane. Ora sono decisamente più brevi, ma un po’ di tempo per leggere lo si trova sempre. Anche perché, da qualche anno, ho iniziato a viaggiare molto con il treno – e questo mi permette di impiegare le lunghe ore di viaggio in compagnia di un buon libro.
A chi non avesse ancora idea di cosa mettere in valigia per questa estate (ovunque la si trascorra), ecco tre consigli di lettura. Ho scelto tre libri francesi più o meno recenti, che parlano di sentimenti ma non solo di quelli. Sono libri non troppo trascendentali, ma comunque belli e avvincenti, che tengono incollati alla pagina…libri per le vacanze, appunto!
Lettere d’amore da Montmartre
Si tratta di un libro che comprai l’anno scorso, affascinata dal titolo e dal riferimento a uno dei quartieri più belli di Parigi. All’epoca stavo organizzando il mio viaggio nella capitale parigina e quel libro sembrava chiamare proprio me.
Chi è stato a Parigi conoscerà sicuramente il cimitero di Montmartre, uno dei cimiteri più belli del mondo, con tutte quelle tombe – antiche o più recenti – che sono veri e propri monumenti alla vita e alla morte insieme. Proprio in questo pittoresco cimitero, nel silenzio dei viali alberati, si ambienta la storia descritta nel romanzo. Protagonista è Julien, uno scrittore, alle prese con la recente perdita della moglie ancora molto giovane (hanno un figlio piccolo di nome Arthur) e con un libro promesso all’editore ma ancora lontano dall’essere scritto.
Per lenire il dolore della perdita e provare ad andare avanti, per se stesso e per il proprio bambino, l’uomo inizia a scrivere delle lettere rivolte alla moglie defunta, in cui racconta le sue giornate tristi e vuote senza di lei. Lettere che Julien nasconde in uno scomparto secreto fatto costruire apposta sopra la tomba della donna. Lettere che, a un certo punto, spariscono misteriosamente – insieme ad alcuni oggetti che Julien aveva portato al cimitero come omaggio per l’amata. Che fine hanno fatto le lettere? Quale presenza si nasconde dietro la loro scomparsa? Vi lascio con questi interrogativi aperti!
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Cambiare l’acqua ai fiori
Cambiare l’acqua ai fiori, che ha spopolato lo scorso anno, è il libro che ha fatto uscire Valerie Perrin fuori dai confini francesi e che l’ha fatta conoscere al mondo. L’autrice, da qualche mese, è nuovamente in libreria con il romanzo Tre (che non ho ancora letto né comprato).
Anche questo libro è ambientato, per buona parte, all’interno di un cimitero. Si tratta di una pura casualità, non che i cimiteri mi appassionino particolarmente. Violette, protagonista che racconta la sua storia in prima persona, è una donna dall’infanzia sofferta e dall’adolescenza burrascosa al seguito del suo unico grande amore, Philippe (che forse non l’ha mai amata).
Prima di fare la custode del cimitero in cui la troviamo, è stata addetta al passaggio a livello di una piccola stazione di provincia. Ha sempre badato lei a sé, a suo marito e alla loro piccola Leonine, mentre Philippe era troppo occupato a bere e ad andar dietro alle sottane per assumersi le sue responsabilità di marito e di padre. Violette porta dentro di sé un segreto, che dovrà venire a galla per forza quando riceve la visita di un commissario di polizia, la cui mamma ha espresso il desiderio di farsi seppellire proprio in quel cimitero.
Questo libro, come ho detto, ha avuto un enorme successo in Francia e anche nel nostro Paese. C’è chi lo ha amato e chi lo ha trovato insulso e insignificante. Personalmente, a me è piaciuto e ha intrigato – soprattutto per la maestria della Perrin di mescolare passato e presente, storie diverse che alla fine si ricongiungono, punti di vista opposti che finiscono per incontrarsi. Un libro massiccio ma scorrevole, che tiene attaccati alla pagina e che terrà certamente compagnia sotto l’ombrellone.
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L’eleganza del riccio
Dei tre, è forse il libro meno romantico – anche se un po’ di spazio per i sentimenti non manca. Uscito qualche anno fa (2014), mi fu regalato da un amico di famiglia e ha fatto la spola fra me e mia madre come spesso accade ai libri che entrano in casa nostra. Mentre sto scrivendo questo pezzo, mi sta venendo quasi voglia di rileggerlo!
È null’altro che la doppia vita di persone intelligenti costrette a vivere immerse in un mondo di idioti, lo scollamento fra chi siamo davvero e come dobbiamo apparire agli occhi della società per essere accettati e non giudicati troppo strani. Protagoniste del romanzo, due donne fra loro molto diverse ma al tempo stesso incredibilmente simili. Renée, matura portinaia di uno stabile a Rue de Grenelle (Parigi) e Paloma, dodicenne figlia di buona famiglia (suo padre è un ministro) che abita – guarda il caso – proprio nello stesso stabile.
La prima, rimasta vedova e senza figli, nasconde sotto il tappeto il suo amore per il cinema, i buoni libri, l’opera lirica. La seconda, incompresa e sola, ha pensato bene di suicidarsi nel giorno del suo tredicesimo compleanno per mettere fine a una vita insulsa e mediocre. Questi sono i presupposti di una narrazione doppia – fra Renée e Paloma, ma anche fra quello che sono realmente e quello che vogliono dare a bere al resto del mondo – sulla quale non voglio dirvi altro.
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