In realtà non è andata proprio così. Quando ero piccola volevo fare la scienziata, e ricordo che i primi giochi che chiesi a Babbo Natale furono il piccolo chimico e un microscopio. Questo perché mio padre mi aveva cresciuto a cioccolata fondente e Superquark, facendomi credere che il mio posto fosse in un laboratorio. Tuttavia, per fortuna, ci ho messo poco a capire che il mondo della scienza non faceva per me e che la mia vera passione erano le lingue straniere.
Ma anche in questo caso ho dovuto fare una deviazione. Quando ho dovuto scegliere, alla fine delle scuole medie, che direzione dare alla mia vita sono finita al classico – perché il liceo linguistico del mio paese non godeva di una buona reputazione e io volevo studiare. Ma la smania di imparare lingue nuove non mi era passata. Appena uscita dal liceo, mi sono buttata a capofitto nella bolgia infernale chiamata Università Orientale, qui a Napoli. Senza, tra l’altro, avere un’idea chiara di ciò che avrei fatto dopo – a metà strada tra la chimera dell’interpretariato e la strada sicura ma banale dell’insegnamento nella scuola.
La svolta per diventare giornalista
Insomma, una vita tutt’altro che votata alla scrittura e al giornalismo, a cui non avevo praticamente mai pensato. Anche l’idea della scrittura “creativa” non mi aveva mai sfiorato – io che a stento riempivo due colonne di foglio protocollo quando facevo il tema di italiano a scuola, con grande fatica per cercare di tirare fuori quattro frasi in croce.
L’illuminazione – o per meglio dire la chiamata – è arrivata nel del mezzo della pandemia. Ero chiusa in casa, come tutti, e non avevo nessun altro contatto col mondo esterno se non i notiziari e i giornalisti che provavano a raccontare le drammatiche ore che il mondo stava vivendo. Era una situazione drammatica, vedere tutti quei malati e ascoltare ogni giorno numeri sempre più alti di vittime. Sembrava di essere in guerra. Tutta questa tensione mi ha spinto fare una scelta che mai avrei pensato. Volevo essere anche io una di quelle persone che raccontano ciò che succede, informare le persone in trepidante attesa di notizie, rispondere a dubbi e interrogativi. Compresi che la mia carriera era ormai decisa: sarei diventata giornalista.
Da lì poi è partito tutto. Mentre ancora facevo gli ultimi esami all’università iniziai a fare il tirocinio per una redazione del mio piccolo paese. Nel frattempo mandavo il mio curriculum a destra e a manca, a decine di testate piccole e grandi, insieme alla mia disponibilità a lavorare anche gratuitamente. Avevo bisogno di partire da qualche parte, di dare avvio alla mia gavetta. Non potevo più starmene con le mani in mano.
L’inizio a GreenMe
Quando la direttrice di GreenMe mi chiamò, ero laureata da appena due giorni. Avevo mandato il curriculum anche alla loro redazione, mesi prima, certa che non mi avrebbero mai chiamata. Una redazione importante, una testata nazionale con una storia alle spalle…chi ero io per poter lavorare lì? Ma alle volte la fortuna aiuta gli audaci, e il mio curriculum era stato effettivamente letto e apprezzato.
Recentemente ho festeggiato il mio primo anno nella redazione più green del nostro Paese. Un anno ancora mi separa dall’esame per ottenere il tanto agognato patentino da pubblicista. In questo anno ho imparato tantissime cose, sul mondo del giornalismo e non solo. Nel frattempo ho fatto moltissime altre esperienze – ho scritto un romanzo, mi sono proposta alle case editrici, ho scritto diversi racconti, ho partecipato a tornei letterari.
Ora inizio questa nuova avventura – quella del blog. Un luogo tutto mio, dove poter condividere la mia storia, il mio percorso, che spero possa essere di ispirazione a chi, come me, ha il vizio di raccontare i fatti e di raccontarli bene.