La scrittura è un’arte – e come tale non dovrebbe rimanere chiusa in un cassetto, ma dovrebbe incontrare il suo pubblico, nel modo più spontaneo e semplice possibile. Qualche tempo fa mi sono imbattuta, sui social, in un giovane scrittore di nome Walter Lazzarin, di professione scrittore per strada.
Il suo mestiere, la sua missione, è quella di girare l’Italia in compagnia della sua macchina da scrivere e di incontrare i lettori – quelli che lo amano da sempre e i semplici curiosi attirati dal suo bizzarro modo di scrivere, a contatto con la strada, con la vita. La sua storia, così originale, mi ha incuriosito al punto che l’ho contattato per farmi spiegare un po’ meglio cosa voglia dire essere uno scrittore per strada.
Com’è nata l’idea di diventare scrittore per strada?
“Scrittore per strada” nasce come nome di un progetto, che in un anno doveva portarmi ad attraversare l’Italia con una macchina da scrivere; col tempo è diventato un nome d’arte. L’idea parte da un’esigenza: nel 2014 non ero contento della qualità della mia vita, ero un insegnante precario di filosofia e storia e mi sembrava di non crescere. Perciò per mesi ho pensato a cosa potesse rivoluzionare la mia esistenza, in particolare cercando di unire la passione dei viaggi con quella della scrittura.
Ci vuole coraggio a fare una scelta del genere: come l’hanno presa i tuoi amici, i tuoi familiari?
Gli amici erano divisi in due fazioni: quelli del “Che figata di idea” e quelli del “Ma sei fuori di testa?”. Mia mamma mi ha semplicemente detto: “Prova”. Così ho fatto – ed è andata bene.
Com’è il tuo rapporto con i lettori? Com’è cambiato nel tempo?
Molti di loro sono ora miei amici, altri dei tifosi. In questo senso, il progetto ha funzionato alla grande: mi ha permesso di farmi conoscere da decine di migliaia di persone.
Hai fatto qualche incontro particolare, che ti è rimasto impresso?
Un uomo, in un giorno freddo a Bari, dopo essersi grattato per mezz’ora sotto l’ascella sinistra mentre mi parlava, ha tirato fuori da sotto il cappotto un’iguana. Me l’ha pure messa sulla spalla, per farci una foto insieme.
Cosa c’è nella tua valigia? E cosa ti porti da ogni viaggio che fai?
Nel giro d’Italia del 2015-2016 avevo con me mezza vita, compressa in due trolley, uno zaino da trekking, una borsa a tracolla. Dal 2016 però, visto che mi posiziono soprattutto nei quartieri di Roma (dove vivo), nel trolley ho un telo, un cuscino, tre penne, decine di copie dei miei libri, fogli bianchi, la macchina da scrivere, una borraccia.
Nelle tue foto sui social si vedono diverse macchine da scrivere: quante ne hai? le collezioni?
Me ne hanno regalate tante, in questi anni. L’unica mia, quella che usava mia mamma decenni fa, invece ho dovuto eliminarla perché totalmente rotta. Adesso ne ho 4. Le principali sono due, una Olivetti Lettera 92 rossa per Roma, dove vivo, e una Olivetti Lettera 32 per Rovigo, quando torno nella mia città a trovare la mamma e gli amici storici.