I giorni scorsi sono stati segnati dalla morte di diversi personaggi importanti nel mondo: il Papa Emerito Benedetto XVI, la stilista punk Vivienne Westwood, il calciatore tre volte campione del mondo Pelé. Non appena muore un personaggio famoso, tutte le testate giornalistiche si precipitano a riportarne la notizia – in una sorta di “gara di velocità” in cui chi arriva primo vince visibilità e lettori.
Se non consideriamo ANSA, che si limita a riportare la notizia della morte in due righe striminzite (la cosiddetta agenzia di stampa), la maggior parte delle testate pubblicano nel giro di pochissimi minuti lunghi articoli in cui si ripercorre la vita e le imprese del defunto, con dettagli relativi alla sua infanzia o alla sua famiglia.
Come è possibile pubblicare un articolo così ricco e articolato? Semplice, l’articolo è già pronto: è il cosiddetto coccodrillo.
Che cos’è un “coccodrillo”?
Il coccodrillo non è altro che un articolo già pronto che parla della morte di un personaggio famoso – prima che questo muoia. Due dei tre casi che ho citato all’inizio – ovvero Ratzinger e Pelé – erano persone malate da tempo, le cui condizioni di salute si erano aggravate negli ultimi giorni. Insomma, per dirla con schiettezza, stavano per morire. O meglio, il mondo giornalistico si aspettava la loro morte da un momento all’altro. E quindi si è tenuto pronto.
Nel mondo digitale in cui viviamo oggi, l’accesso alle informazioni è molto semplice. Basta digitare su Google il nome di un personaggio e subito riusciamo a sapere tutto di lui. Questo è un grandissimo vantaggio rispetto al passato, che ci permette di anticipare i tempi senza troppo sforzo.
Preparare un coccodrillo significa proprio questo: iniziare a fare una ricerca su qualcuno che potrebbe morire da un momento all’altro e buttare giù un pezzo lungo e dettagliato, da conservare nelle bozze e pubblicare qualora fosse necessario.
Ciò che manga a noi giornalisti, troppo spesso, sono il tempo e la calma. Disporre di questi due preziosi elementi per potersi occupare di uno scrittore, un politico, un Papa o un calciatore, è il nostro asso nella manica per fornire ai lettori un pezzo scritto bene, con informazioni chiare e precise, alla velocità della luce (più o meno).
Come funziona quando muore qualcuno all’improvviso
Quando un personaggio famoso viene a mancare, ci sono due possibilità. Se la persona in questione muore senza avvisare – come per esempio Amy Winehouse (morta suicida a 27 anni) o John Lennon (fu sparato a 40 anni) – è un grave problema. Non si dispone di articoli di salvataggio e non resta altro che correre per pubblicare più veloce degli altri. Il web è spietato, anche pochi minuti possono fare la differenza in termini di pubblico e visibilità dell’articolo.
In questo caso, il trucchetto è pubblicare un articolo minimal, stile ANSA, riportando solo le informazioni essenziali. Un titolo, una foto e due righe di corredo possono bastare per andare online e posizionarsi prima degli altri. Dopo la pubblicazione, inizia la ricerca delle informazioni più dettagliate e si batte un pezzo più lungo e corposo.
La fretta nello scrivere l’articolo e nel pubblicarlo prima degli altri è la causa di errori e imprecisioni talvolta eclatanti che si possono leggere in articoli di questo genere. Si va dai semplici refusi (errori di battitura) alle più gravi inesattezze circa l’età, il nome del coniuge o la data di nascita, fino ai madornali errori relativi a una morte non confermata da fonti ufficiali, che potrebbe essere null’altro che una fake news.
Essendo il necrologio un pezzo giornalistico unico nel suo genere, anche il lessico e la retorica saranno particolari. Da qui l’ampio ricorso a espressioni come “Con lui/lei tramonta un epoca…”, “Il mondo piange un grande artista/calciatore/scrittore…”, “Messaggi di cordoglio da tutto il mondo (della politica)…”. Queste espressioni possono fungere da appigli e aiutarci a scandire meglio i paragrafi o ad allungare un po’ il brodo in mancanza di informazioni.
Il New York Times e l‘arte dei “Pre-Morti”
Sapevate che la redazione del New York Times dispone di un intero ufficio con ben cinque giornalisti che si occupano solo di coccodrilli? Come spiegato dalla giornalista Margalit Fox in un articolo pubblicato sul NYT qualche anno fa, la redazione dispone di circa 1.700 coccodrilli già pronti e dedicati a personaggi ancora in vita ma che potrebbero morire da un momento all’altro, per età o per malattia.
Per me e i miei colleghi, il mondo si divide in due compartimenti ordinati: i morti e i pre-morti – scrive la giornalista. – La differenza operativa tra i due compartimenti è questa: mentre noi scrittori di necrologi commemoriamo i morti nel giorno in cui essi vengono a mancare, commemoriamo i pre-morti prima (spesso molto prima) che si presenti effettivamente la necessità.
Per disporre di informazioni verificate, di dati completi e magari anche di qualche fotografia, questi giornalisti intervistano la persona della quale devono scrivere il coccodrillo in tempi non sospetti. In questo modo, negli archivi di redazione, ci sarà un bellissimo articolo lungo e corposo relativo alla vita di quel personaggio, già pronto per essere diffuso e pubblicato.